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Novità Saharawi
Intervento On. Carmen Motta sul sequesto nei campi dei rifugiati Saharawi
Mercoledì 26 Ottobre 2011 14:28

XVI LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 541 di martedì 25 ottobre 2011

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e quella dell'Aula per ricordare che, nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre, purtroppo vi è stato il rapimento di tre cooperanti della solidarietà internazionale nei campi profughi saharawi, nei pressi della città di Tindouf, in Algeria. Si tratta di Rossella Urru della ONG italiana CISP, di Ainhoa Fernandez de Rincon, spagnola, dell'associazione degli Amici del popolo saharawi di Extremadura, e di Enric Gonyalons, spagnolo, dell'associazione Mundubat. Purtroppo, quest'ultimo cooperante, dalle notizie che abbiamo, pare sia stato ferito insieme ad un guardiano del popolo saharawi da parte degli assalitori. È un fatto molto grave che si verifica in questa area del Mediterraneo. A nome dell'intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo saharawi, voglio innanzitutto esprimere la nostra solidarietà - penso di interpretare anche i sentimenti di quest'Aula - alle famiglie dei cooperanti. È una solidarietà che va espressa anche alla ONG italiana CISP, per cui Rossella Urru lavorava da tanto tempo. Si tratta, senza ombra di dubbio, di un atto terroristico di terroristi provenienti dal Mali. Per questo motivo contiamo anche sulla capacità delle autorità saharawi ed algerine, in collaborazione con quelle dei Paesi vicini, di individuare gli autori di questo odioso sequestro e di porvi fine al più presto. Credo che, per questi motivi, sia assolutamente da respingere, anche da parte di questo Parlamento, il ricatto di una organizzazione terroristica che ha tra i suoi scopi quello di impedire la solidarietà tra popoli di culture e fedi diverse.
Ci tengo a sottolineare che, in trentasei anni di esilio in Algeria da parte del popolo saharawi, questo è il primo attacco alla cooperazione internazionale in favore dei rifugiati saharawi. Le modalità di questo sequestro fanno pensare e riconducono alla componente di Al Qaeda nel Maghreb islamico. Questo deve smentire categoricamente, una volta per tutte, ciò che viene purtroppo spesso propagandato, che in qualche occasione ha fatto pensare ad una forma di relazione tra questo gruppo terroristico del Maghreb islamico e il Fronte Polisario. Signor Presidente, a questo proposito - mi avvio alla conclusione - voglio ricordare che il Presidente saharawi Mohamed Abdelaziz domenica, in una lettera indirizzata al Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, ha chiesto che la comunità internazionale condanni il rapimento da parte dei terroristi dei tre cooperanti europei. Il Presidente Abdelaziz coglie l'occasione per confermare, ancora una volta, che il Fronte Polisario rifiuta e condanna in modo categorico il terrorismo, ricordando ancora che il suo Paese, la Repubblica Araba Saharawi Democratica, ha sottoscritto il Trattato dell'Unione africana sulla lotta contro il terrorismo. Per questo, signor Presidente, le chiedo di farsi interprete presso il Governo, perché voglio chiedergli, tramite il Ministro degli affari esteri, di porre in atto ogni azione utile per liberare Rossella Urru e gli altri cooperanti e per chiedere, ovviamente, anche alle autorità saharawi di rafforzare tutte le misure necessarie a garanzia della sicurezza dei volontari che si recano nei campi profughi. Credo anche che sia importante, in questo momento, a seguito di questo drammatico evento - ho finito, signor Presidente - che tutte le realtà istituzionali e associative di amicizia con il popolo saharawi esprimano la loro più netta condanna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Motta, le ricordo che lei ha a disposizione anche gli strumenti di sindacato ispettivo, magari nei confronti del Ministro degli affari esteri, per la questione così importante alla quale lei ha fatto riferimento.

 
Sequestro Cooperanti nei campi dei rifugiati
Lunedì 24 Ottobre 2011 08:31

Nella notte tra sabato e domenica 23/10/2011 (circa elle 23.50) sono stati sequestrati
dei cooperanti (un'italiana e due spagnoli) dai campi dei rifugiati Saharawi. Dopo uno
scontro a fuoco che ha ferito un Saharawi e uno spagnoli i rapitori sono riusciti a scappare.
Sembra che il sequestro sia stato eseguito di una parte di Al Qaida, che opera in Mali.
Non si sa' niente delle condizioni degli ostaggi. Il governo Saharawi ha gia' scritto anche
all'ONU che si impegnera' per la ricerca degli ostaggi./p>

La nostra associazione chiede l'immediato rilascio di tutti i cooperanti senza nessuna condizione,
immediatamente. Chiede al Governo Italiano, Spagnolo e agli stati africani coinvolti di
impegnarsi al massimo per una soluzione pacifica immediata.

La cosa ci sconvolge sia dal punto di vista umano preoccupati per le sorti dei tre
cooperanti, ma anche dal punto di vista politico per le implicazioni che questo
gesto sconsiderato comporta. Inoltre minare la sicurezza dei cooperanti nei campi
dei rifugiati tenta di impone un ripensamento di tutti i progetti in essere in
questo momento ed in futuro, limitando le capacita' di intervento in questa zona.
Ma la nostra cooperazione non sara' fermata da questi attacchi vili.

Il Governo Saharawi ha gia' aumentato le misure di sicurezza per le delegazioni straniere e
invita tutti al mantenimento della calma.

Il governo italiano ha chiesto di mentenere, al momento, stretto riserbo sulle notizie attraverso
l'ambasciata italiana ad Algeri.

L'associazione Hurria vuol manifestare il proprio appoggio solidale al CISP (organizzazione dove
lavora Rossella Orru, 27enne italiana) ed alle altre orgnanizzazioni spagnole colpite in
questo sequestro.

Si invitano tutti gli interessati alla massima partecipazione per sostenere un pronto rilascio
dei cooperanti.

Qui sotto il comunicato del coordinamento toscano di solidarieta' al popolo Saharawi e
quello sell'associazione nazionale.

 

 

Coordinamento toscano di sostegno alla Repubblica saharawi

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COMUNICATO STAMPA

Il Presidente della RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica) Mohamed Abdelaziz
chiede alla comunità internazionale di condannare il rapimento dei 3 cooperanti europei da
parte di terroristi provenienti dal Mali.


Il rapimento è avvenuto nella notte tra sabato e domenica nei campi dei rifugiati sahrawi in
Algeria nei pressi di Tindouf.


"Domandiamo alla comunità internazionale di condannare immediatamente
questo vile atto, di esprimere solidarietà ai rapiti e di sostenere il popolo saharawi e il
Fronte Polisario per contrastare tale atto terroristico" ha scritto Abdelaziz nella sua
lettera inviata al Segretario delle Nazioni Unite.


Il Presidente saharawi, conferma ancora una volta che il Fronte Polisario "rifiuta e condanna
in modo categorico il terrorismo", ha ricordato che il suo Paese, la Repubblica Araba Saharawi
Democratica (RASD), ha sottoscritto il trattato dell'Unione Africana sulla lotta contro
il terrorismo e ricordato la volontà dei sahrawi di "cooperare con la comunità internazionale
al fine di combattere questo fenomeno.


Per il capo di Stato saharawi, "questo attacco terroristico contro dei campi, dove vivono da
oltre 35 anni, rifugiati sahrawi pacifici, donne, bambini, anziani, disabili, rappresentanti di
organizzazioni internazionali e di ONG che lavorano in campo umanitario è volto ad
intimidire i cooperanti stranieri.


Si cerca di compromettere il generoso lavoro della solidarietà internazionale nei confronti
dei rifugiati, ed in questo modo privarli dell' indispensabile aiuto umanitario internazionale".


Il Presidente saharawi non ha dimenticato di sottolineare che il suo Governo ha preso tutte
le "misure necessarie", i contatti con i Paesi vicini e con tutte le parti coinvolte per "catturare
i rapitori e liberare gli ostaggi".


Ad oggi non ci sono prove certe del coinvolgimento del regno del Marocco in tale
azione terroristica.


Il Coordinamento toscano di sostegno alla Repubblica saharawi, di concerto con
la Associazione Nazionale e le Autorità saharawi in Toscana ed in Italia, non
risparmierà nessuno sforzo per essere utile al processo di liberazione degli ostaggi,
esprime piena solidarietà alle famiglie e si mette a completa disposizione per coloro
che vogliono contrastare questo odioso atto.


Sesto Fiorentino, 24 Ottobre 2011

Sandro Volpe

Presidente Coordinamento






L'Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi condanna
fermamente il rapimento dei tre cooperanti della solidarietà internazionale,
nei campi profughi sahrawi nei pressi della città di Tindouf in Algeria nella
notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre. Si tratta di Rossella Urru, della
Ong italiana CISP, di Ainoa Fernandeez de Rincón, spagnola dell'Associazione
degli Amici del Popolo Sahrawi di Estremadura, e di Enric Gonyalons, spagnolo
dell'Associazione Munupat, a quanto pare il solo ferito, unitamente ad un
guardiano sahrawi, dei tre rapiti.

L'ANSPS esprime la propria solidarietà all'amica Rossella e ai suoi due
compagni di sventura, ed è vicina alle loro famiglie. E' altresì vicina
associazioni dei cooperanti, ed in modo particolare al CISP, che vanta una
lunga ed efficace esperienza di cooperazione nei campi profughi sahrawi e di
sensibilizzazione in Italia sulla questione sahrawi.

Conosciamo l'intelligenza, la competenza e la determinazione di Rossella,
speriamo che queste qualità possano renderle meno duri i momenti che sta
vivendo, ma non per questo meno forte è la totale e ferma condanna per questo
atto che la vede vittima insieme agli altri due cooperanti spagnoli.

Si tratta senza ombra di dubbio di un atto terroristico. L'ANSPS conta sulla
capacità delle autorità sahrawi ed algerine, in collaborazione con quelle dei
paesi vicini, di individuare gli autori dell'odioso sequestro e di porvi
felicemente fine al più presto. Chiede al governo italiano e a quello spagnolo
di concorrere al felice esito di questa vicenda. Chiede alle autorità sahrawi
di rafforzare le misure per garantire la sicurezza di cooperanti e volontari
che sono rimasti nei campi profughi.

Ritiene prioritaria l'immediata liberazione di Rossella e degli altri due
cooperanti, ma non può dimenticare le ragioni della loro presenza nella
regione, che sono anche le ragioni d'essere dell'ANSPS. Invita pertanto tutta
la rete italiana ed europea di solidarietà con il popolo sahrawi a non cedere,
proprio ora, al ricatto di un'organizzazione terroristica che ha tra i suoi
scopi quello di impedire la solidarietà tra popoli di culture e fedi diverse.
In questo momento di maggiore difficoltà è fondamentale non far mancare al
popolo sahrawi l'aiuto ed il sostegno necessari.

L'atto terroristico non può non suscitare alcune riflessioni. In 36 anni di
esilio in Algeria, è il primo attacco alla cooperazione internazionale in
favore dei rifugiati sahrawi. La modalità del sequestro riconduce gli autori ad
Al Qiada nel Maghreb Islamico (AQMI), e ciò smentisce la propaganda del Marocco
che ha più volte tentato di fare l'amalgama tra AQMI e Fronte Polisario.

Infine nel giorno in cui la comunità internazionale plaude all'apertura, in
Tunisia, delle urne delle prime elezioni libere della "primavera araba", il
pensiero va a quel voto tenacemente negato dal Marocco al popolo sahrawi per
scegliere, attraverso il referendum di autodeterminazione, il proprio futuro,
malgrado le numerose risoluzioni dell'Onu.

Roma, 24 ottobre 2011

ANSPS
Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi
Via Ostiense 152 b - 00154 Roma
t/f 06.57 80 639; Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
 
Cittadinanza onoraria a Aminatou Haidar a Montespertoli
Mercoledì 27 Luglio 2011 15:31

Cittadinanza onoraria a Aminatou Haidar, simbolo della lotta per l'autodeterminazione del popolo saharawi

La cerimonia nella sala del consiglio comunale: un gesto concreto di condanna nei confronti delle violenze perpetrate delle autorità marocchine

E' stata conferita ieri, lunedì 25 luglio, dal Consiglio Comunale di Montespertoli, la Cittadinanza Onoraria ad Aminatou Haidar, donna simbolo della lotta pacifica per l'autodeterminazione del popolo saharawi. La solenne cerimonia, che si è svolta sotto lo sguardo attento di un nutrito gruppo di bambini saharawi ospiti in Italia, ha visto la partecipazione del Rappresentante della Repubblica Autonoma Saharawi Democratica in Toscana Abdellai Mohamed Salem, e della sig.ra Mhetu, accompagnatrice dei bambini, che ha ritirato l'onoreficenza.

Si tratta della prima volta che il Comune di Montespertoli conferisce un così importante riconoscimento, segno ancora più evidente dell'importanza dell'azione di Aminatou Haidar che, con il suo coraggio e la sua tenacia, incarna tutte le ingiustizie che il popolo saharawi subisce ormai da troppi anni.

L'auspicio del Consiglio Comunale è appunto quello che la consegna della Cittadinanza Onoraria, quale atto formale, possa rappresentare un gesto concreto di condanna nei confronti delle violenze perpetrate delle autorità marocchine, nella speranza che la questione del Saharawi venga portata all'attenzione dell'intera opinione pubblica.

La breve storia dell'azione di Aminatou Haidar

Aminatou  Haidar nasce nel 1967.

E’ un'attivista per i diritti umani Saharawi e risiede a El Aaiún nel Sahara Occidentale.

Nel 2005 ha partecipato all’intifada non violenta per l’indipendenza del Saharawi. In seguito alle percosse della Polizia fu ricoverata in ospedale  dove venne arrestata ed incarcerata nella "Prigione nera" di El Aaiún il 17 giugno. Fu torturata durante l'interrogatorio.

In seguito a questo episodio Amnesty International espresse forte preoccupazione sulla situazione dei prigionieri Saharawi in Marocco e nei territori occupati del Sahara Occidentale, ed in particolare per Aminatou Haidar. Forti erano i timori che non le fossero riconosciuti i diritti ad un equo processo e fu considerata così “prigioniera di coscienza” Il 14 dicembre dello stesso anno, Aminatou Haidar fu condannata, da una corte marocchina a El-Aaiún, a 7 mesi di prigione. Amnesty International, che aveva inviato un osservatore ad assistere al processo, espressesse effettivamente forti critiche sullo svolgimento dello stesso confermando che Aminatou Haidar e gli altri processati godevano dello status di prigioniero di coscienza.

Da li ebbe inizio una campagna internazionale per il rilascio di Aminatou Haidar; con l'intervento anche del Parlamento Europeo che ne ha richiesto il rilascio immediato.

Il17 gennaio 2006, dopo sette mesi di prigionia, Aminatou Haidar è stata rilasciata. La sua liberazione è stata la spinta per la sollevazione di molte altre dimostrazioni  da parte del popolo Saharawi. Le sue parole appena liberata sono state: “la gioia è incompleta senza il rilascio di tutti i prigionieri politici Saharawi, e senza la liberazione di tutti i territori della Patria ora sotto occupazione degli oppressori.”

La forte sovraesposizione mediatica e il supporto dato da Associazioni e singoli politici dei paesi occidentali ha permesso l'espatrio ad Aminatou Haidar che sta svolgendo il ruolo di Ambasciatore "itinerante" della RASD con contatti ufficiali con i Governi e le Associazioni.

Nel 2006 ha ricevuto in Spagna il Premio Juan Maria Bandres per la difesa del diritto d'asilo e la solidarietà con i profughi, conferitole dalla Commissione spagnola di aiuto ai rifugiati (CEAR) e in Italia il Premio Marenostrum per la sezione Solidarietà.

Nell'agosto 2006 le autorità marocchine hanno negato il passaporto ed il diritto all'espatrio ai figli di Aminatou Haidar, Hayat e Mohamed Kassimi, come forma di pressione per la sua attività di Ambasciatrice "itinerante".

Il 15 novembre 2006 è rientrata a El Aayun dove ha compiuto il primo atto di disobbedienza civile. Le autorità aeroportuali hanno invitato a scendere i cittadini marocchini pregando di rimanere a bordo gli stranieri. Aminatou Haidar è rimasta da sola a bordo dichiarando di essere cittadina Saharawi costretta al possesso temporaneo di passaporto marocchino.

E’ stata candidata al Premio Sakharov (Il Premio Sakharov per la libertà di pensiero è un riconoscimento dedicato allo scienziato e dissidente sovietico Andrei Sakharov, istituito dal Parlamento europeo nel 1988 allo scopo di premiare personalità od organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali)

Nel 2008 le è stato conferito il Premio Robert F. Kennedy per i diritti umani ed è stata nominata per il Premio Nobel per la pace. Più recentemente pè invece stata premiata a New York con il Premio al coraggio civile  per il suo impegno nel difendere i diritti umani nel Sahara Occidentale.

Anche l’Italia ha reso omaggio al coraggio di questa donna; oltre al premio Marenostrum,  Aminatou Haidar è stata insignita della cittadinanza onoraria da tanti Comuni tra cui ricordiamo Napoli, Sesto Fiorentino e adesso Montespertoli, a dimostrazione dell’attenzione che questo territorio ha per le sorti del Popolo Saharawi.

Fonte: Comune di Montespertoli - Ufficio Stampa

http://www.gonews.it/articolo_93835_Cittadinanza-onoraria-Aminatou-Haidar-simbolo-della-lotta-lautodeterminazione-popolo-saharawi.html

 
Ambasciatore di Francia: perché?
Sabato 11 Giugno 2011 08:14

SIG. AMBASCIATORE DI FRANCIA: SAHARA OCCIDENTALE, CI SPIEGHI PERCHÉ

 

Roma, 11 giugno 2011

 

Si sono conclusi, con la fine dell’anno scolastico, i percorsi didattici nelle scuole medie e superiori di Roma e Provincia dedicati alla questione del Sahara Occidentale, l’ultima colonia africana. Alla fine di questo percorso allieve/i di alcune classi hanno deciso di scrivere all’Ambasciatore di Francia a Roma.

Nel corso degli incontri è emerso che il conflitto nel Sahara Occidentale, che dal 1975 vede coinvolti da una parte il Fronte Polisario, che lotta per l’autodeterminazione e l’indipendenza del popolo sahrawi, e dall’altra il Marocco, che occupa 2/3 del territorio, è in una situazione di stallo. Una missione di pace dei caschi blu è presente per sorvegliare il cessate il fuoco e farvi svolgere un referendum di autodeterminazione che, accettato in un primo momento dal Marocco, viene respinto dall’attuale re Mohammed VI. Dunque non si combatte più, ma nella parte occupata dal Marocco le manifestazioni quotidiane di protesta nonviolenta sono represse nel sangue, e si negano le libertà fondamentali di manifestare, di esprimere le proprie idee, di potersi organizzare, ecc. Tutto questo mentre nel Marocco stesso e nei paesi vicini la società è in rivolta.

Nel Sahara Occidentale occupato le azioni violente del Marocco avvengono sotto lo sguardo dei caschi blu. Agli inviti dei sahrawi ad intervenire per proteggere la popolazione, i responsabili dei caschi blu rispondono di non averne il mandato. Quella nel Sahara Occidentale è l’unica missione dell’Onu che non abbia tra i suoi compiti la protezione  della popolazione civile. Il problema è da tempo all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza, al cui interno la Francia si è sempre opposta ad estendere il compito dei caschi blu. Durante tutti gli incontri è emersa, spontanea, da parte degli studenti la domanda: perché?

Nell’affrontare la questione sahrawi gli studenti hanno inoltre esaminato le rivolte nei paesi arabi. E’ emerso così la posizione della Francia, prima nazione ad intraprendere azioni militari nei confronti della dittatura in Libia. Una palese contraddizione, dunque, di fronte alla quale gli allievi di alcune classi hanno preso la decisione di scrivere lettere all’Ambasciatore francese in Italia per chiedere la ragione di questa scelta della Francia.

In attesa della risposta dell’Ambasciatore, in alcune scuole, la festa di fine anno ha visto l’esposizione dei lavori degli allievi sul Sahara Occidentale.

Il percorso è stato promosso dalla Lega per i diritti dei popoli, Progetto Sviluppo Lazio e Tavola della Pace, in collaborazione con l’Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi (ANSPS), all’interno di “Percorsi di pace” su differenti temi condotti  da numerose associazioni, con il contributo della Provincia di Roma e della Regione Lazio.



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Diritti Umani: i sette sfidano il carcere
Domenica 29 Maggio 2011 13:18

Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi

COMUNICATO STAMPA
Crollerà anche il muro del Sahara Occidentale
I difensori dei diritti umani sfidano Mohammed VI

Roma, 27 maggio 2011

Una sfida al re del Mohammed VII è quello che hanno deciso di lanciare i sette sahrawi dei
Territori occupati che nell’ottobre 2009 erano stati arrestati all’aeroporto di Casablanca al
ritorno dai campi profughi sahrawi in Algeria. Una parte dei “Sette di Casablanca”, come
da allora sono conosciuti, ritornerà all’inizio di giugno a visitare le proprie famiglie rimaste
nei campi profughi. Lo ha annunciato oggi, nel corso di una conferenza stampa a Roma,
Ahmed Naciri uno degli ultimi tre, dei “Sette”, ad essere stato liberato, il 14 aprile, dopo
venti mesi di carcere.
Naciri – uno dei difensori dei diritti umani più attivi nel Sahara occupato dal Marocco – ha
affermato che i sahrawi vogliono in questo modo riprendersi il diritto alle visite familiari, il
diritto a muoversi liberamente, anche al di là del muro che divide in due il Sahara. “Il muro
– che tiene separate le famiglie - deve crollare, anche quello del silenzio attorno alle
violazioni dei diritti umani”.
Questa volta i “Sette” saranno accompagnati da un’ottantina di altri difensori dei diritti
umani. Tra questi anche alcuni dei giovani che nell’ottobre scorso avevano dato vita a
Gdeim Izik, alla periferia di El Aiun occupata, ad un “Accampamento della dignità”, il primo
movimento di ribellione che ha percorso il mondo arabo. In questo spazio di libertà, si
erano radunate ventimila persone prima di essere violentemente sgomberate dalle forze di
occupazione. Molti giovani sono stati imprigionati, quelli tornati in libertà hanno deciso di
partecipare a questa nuova sfida.
Gli attivisti dei diritti umani intendono in questo modo dare una svolta alla loro azione, e
affermare il diritto ad avere dei diritti, anche a costo di essere nuovamente imprigionati.
Nel corso della Conferenza stampa l’avv. Francesca Doria, osservatrice internazionale, ha
denunciato il brusco cambiamento di politica da parte delle forze di occupazione. Nel
corso del processo contro i “Sette” gli imputati sahrawi, i loro parenti e gli osservatori
internazionali sono stati oggetto di minacce e di pesanti intimidazioni. Nel tentativo di
arginare la protesta il Marocco cerca di utilizzare i coloni contro la popolazione sahrawi.
Ahmed Naciri ha affermato di aver chiesto al governo italiano, un incontro svoltosi oggi
stesso al Ministero Affari Esteri, di inviare missioni di osservazione dei processi e di
mantenere rapporti con la società civile sahrawi dei Territori occupati, come già stanno
facendo le ambasciate a Rabat di alcuni paesi, ad esempio Svizzera, Stati Uniti, Belgio.
Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia, ha annunciato che negli stessi
giorni in cui i difensori dei diritti umani visiteranno i campi profughi sahrawi in Algeria, si
svolgerà una nuova tornata dei negoziati tra Marocco e Polisario, dal 5 al 7 giugno nei
pressi di New York, sotto l’egida di Christopher Ross, inviato speciale del Segretario
generale dell’Onu per il Sahara Occidentale.
Ahmed Naciri è per la prima volta in Italia e in Europa, invitato dall’ANSPS a partecipare
alla propria assemblea annuale per lanciare la campagna per il rispetto dei diritti umani nei
territori occupati del Sahara Occidentale.

 

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